Marco Zavattarelli - Febbraio 2014
C’è chi considera il migliore dei mondi il suo, la sua terra, e
se per disgrazia gli tocca di doversene allontanare lo fa in apnea e in pena,
pronto a rientrare al più presto.
C’è chi invece non riesce a stare al suo mondo e lo va a
cercare senza sosta sulle spiagge di un oceano, sulle vette di una montagna, in
paesucoli o nei formicai di dieci milioni di abitanti, dappertutto purché
altrove, e mai lo trova.
C’è anche chi, capace di metterne su una ovunque, sta bene a casa propria,
poco importa dove sia, oggi qui, domani là, e da qui o da là cerca di capirela
meccanica delle passioni che muovono il mondo o delle inquietudini che lo
agitano costruendosene uno in miniatura.
Capire il mondo attraverso il governo della casa.
Mentre sparecchia la tavola dopo un pranzo festivo con la famiglia, quando
riassetta le stoviglie, stende i panni o racconta una storia ai suoi bambini,
Sandra annota appena può un’immagine che l’ha attraversata ed è riuscita a
catturare.
Immaginiamola al lavoro sul suo tavolo – magari non distante dalla cucina –
alla ricerca del segno giusto, della matita più efficace, del supporto più
adatto, a volte arrangiandosi con quel che c’è, mentre disegna tenendo accanto
al gomito la monografia di un primitivo fiammingo aperta come un libro di
ricette.
Ogni elemento è al suo posto o vuole o deve ritornarci. Come in una cucina
che si rispetti tutto è funzionale e oggetto d’affezione. Facciamoci pure
spiegare, ospiti curiosi, quello che in casa d’altri non siamo tenuti a sapere.
E teniamo per noi questa domanda nella testa: l’artista deve emanciparsi dalle
angustie quotidiane, dai pensieri e dai travagli domestici o da questi trarre
il succo vitale?
Piacenza,14. febbraio 2014
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